Un caso clinico transgenerazionale
Andrea (nome di fantasia), 8 anni, si presenta all'osservazione medica insieme a sua madre (44 anni) per l’insorgenza improvvisa e inspiegabile di intensi attacchi di panico, comparsi senza apparente esposizione a un evento avverso. Il bambino è disperato, non è più in grado di andare a scuola, è terrorizzato ogni qualvolta i genitori devono uscire di casa. Per quale inspiegabile motivo un bambino di 8 anni precipita in uno stato fisiologico condizionato da un'iper-attivazione della componente autonomica ortosimpatica (come affermerebbe il neurofisiologo Stephen W. Porges, teorico della teoria polivagale), se nulla di grave sembra essere accaduto? Quale evento minaccioso è stato rilevato dal suo sistema nervoso autonomo, se l’ambiente è sicuro?
Diventa logica e plausibile la convinzione clinica che venga occultato un potenziale evento avverso in famiglia oppure a scuola. Ma se questo ipotetico evento non si fosse effettivamente verificato, quale altra causa sarebbe da indagare? Il limitato orizzonte biografico di Andrea non consente la correlazione con potenziali eventi traumatici avvenuti nei primi anni di vita. E allora? Come si risolve il mistero? Risalendo alla biografia familiare di Andrea, viene alla luce un evento avvenuto nell'estate del 1943. Il nonno materno di Andrea, un bambino di 8 anni vede suo padre (bisnonno di Andrea) uscire di casa e poco dopo avverte un improvviso e potente scoppio. Cosa era accaduto di così terribile? Il bisnonno (che all'epoca aveva 44 anni come la madre di Andrea) aveva raccolto e maneggiato una bomba a mano che gli era esplosa in faccia, uccidendolo sul colpo.
Le crisi di panico di Andrea sono la corretta e fisiologica risposta del sistema nervoso autonomo all'esposizione di un evento avverso accaduto 75 anni prima. Questo caso clinico evidenzia il peso di memorie traumatiche transgenerazionali e di come la lettura diacronica degli eventi familiari sia una essenziale chiave di lettura per la comprensione estesa della reattività patologica individuale.
Alla luce di quanto detto nella prima parte del post, ci si può chiedere: i bosoni NG sono forse i potenziali interruttori di questi collassi temporali? Le condensazioni bosoniche sono i misteriosi generatori di immagini che attraversano lo spazio-tempo delle generazioni?
Le immagini interiori possono proprio essere viste come condensazioni di bosoni NG che si aggregano ed a cui vengono associate sensazioni, emozioni, sentimenti [1]. Esse costituiscono quindi informazione quantistica, che guida lo stato di benessere del corpo fisico, nel complesso; il tempo diventa circolare, ciclico, immaginario. Tecnicamente stiamo parlando della presenza di bosoni NG nei tessuti, nei fluidi intra- ed extra-cellulari, nelle molecole di m-RNA, etc...in maniera pervasiva in tutto il corpo.
Si pensi ad esempio al liquido cefalorachidiano che occupa i ventricoli cerebrali, gli spazi sub-aracnoidei delle meningi e il sacco durale del midollo spinale. I modi vibrazionali, termici, magnetici, etc. presenti in questo liquido (ovvero i bosoni NG) potrebbe costituire una sorta di paesaggio attraverso il quale corrono gli stimoli sinaptici e nella cui orografia sono state cablate le informazioni quantistiche relative agli eventi vissuti. Addirittura, queste condensazioni di informazione, in quanto non-locali, senza massa ed energia, si potrebbero propagare istantaneamente nello spazio come onde di coerenza.
Sono necessarie ulteriori ricerche nel campo della fisica quantistica e della medicina di frontiera per rispondere finalmente a questi affascinanti interrogativi.
Dott. Vincenzo Di Spazio, MD
Ing. Antonio Manzalini, Ph.D
Bibliografia
[1] A. Manzalini, A. Il linguaggio delle immagini diventa energia/materia. Neuroscienze, 2019; disponibile al link www.neuroscienze.net/quando-le-immagini-simboliche-diventano-energia-materia