Oggi la Teoria Quantistica dei Campi (TQC) potrebbe fornire una spiegazione scientifica della genesi dei cosiddetti psicotraumatismi transgenerazionali. Infatti, se oggi la clinica osservazionale e la psicologia considerano seriamente l’ipotesi di una trasmissione fra generazioni di memorie a carattere traumatico, la TQC dimostrerebbe che tali memorie potrebbero essere costituite da bosoni di Nambu Goldstone.
I bosoni di Nambu Goldstone (NG) sono delle quasi particelle vibrazionali che contribuiscono a formare l’informazione quantistica non-locale ed atemporale (nel senso classico) che conferisce ordinamento ed organizzazione all’energia ed alla materia. Sebbene immateriali e senza energia, i bosoni NG sono pur sempre sperimentalmente rivelabili nella materia e nello spazio, ad esempio con delle tecniche di “scattering” (come per i fononi vibrazionali nei cristalli). Inoltre, su questi stessi concetti si basa la teoria del cervello dissipativo sviluppata da Ricciardi ed Umezawa, secondo la quale sono proprio questi bosoni NG che permettono alla mente, attraverso delle rotture di simmetria, di scambiare, elaborare e memorizzare una quantità di informazione praticamente infinita [1], [2].
Entriamo più nel dettaglio. Le costellazioni familiari di Bert Hellinger (1925-2019) sono un esempio di questo passaggio del testimone, così come il genosociogramma proposto dalla psicologa francese Anne Ancelin Schűtzenberger (1919-2018) che propone l’idea di un inconscio familiare trasmissibile [3]. Nel 2014 la neurobiologa Isabelle Mansuy (1965) dell’università di Zurigo ha condotto un singolare esperimento sui topolini, dimostrando la trasmissione genetica di memorie traumatiche fino alla terza generazione attraverso la codifica del m-RNA.
Il biologo inglese Rupert Sheldrake (1942) parla di “risonanza morfica” nel suo testo più conosciuto, intitolato “La presenza del passato” [4]. Il concetto di risonanza morfica implica un universo non meccanicistico, governato da leggi che sono esse stesse soggette a cambiamenti. Lo psichiatra americano Ian Stevenson (1918-2007) ha dedicato la sua ricerca allo studio dei bambini che spontaneamente presentavano memorie di quelle che sembravano vite precedenti. Anche in cronosomatica, una tecnica di psicologia energetica che prevede la stimolazione di punti spinali inquadrati secondo uno schema temporale, vengono trattati gli effetti di eventi traumatici transgenerazionali [5].
In tutti questi casi, pur essendoci evidenze cliniche e biografiche riferibili a memorie familiari ed extrafamiliari, manca tuttavia l’identificazione del misterioso passaggio del testimone. Come avviene la trasmissione? Per via genetica? Attraverso l’inconscio familiare o l’attivazione dei cosiddetti campi morfici descritti da Sheldrake?
Noi crediamo che i bosoni NG potrebbero entrare in gioco nello spazio-tempo autobiografico e transgenerazionale secondo un principio di circolarità (o della sincronicità di C.G.Jung), un concetto che richiama anche il tempo immaginario usato nella Fisica Quantistica.
Nella seconda parte di questo post descriveremo il concetto di tempo immaginario e le conferme di un caso clinico transgenerazionale.
Ing. Antonio Manzalini, Ph.D
Dott. Vincenzo Di Spazio, MD
Bibliografia
[1] G. Vitiello. Essere nel mondo: Io e il mio Doppio. Freeman, 2004, 2006;
[2] A. Manzalini, A. Il linguaggio delle immagini diventa energia/materia. Neuroscienze, 2019; disponibile al link www.neuroscienze.net/quando-le-immagini-simboliche-diventano-energia-materia;
[3] A. Ancelin Schűtzenberger. La Sindrome degli Antenati. Di Renzo Editore, Roma, 2004.;
[4] R. Sheldrake. La presenza del passato. Crisalide Edizioni, 2011;
[5] V. Di Spazio. Cronoriflessologia. Guarire dalle ferite degli Antenati, Macro Edizioni, 2008.